La Foce del pallone: una storia entusiasmante

Alto matanna

Foce del Pallone è un punto panoramico situato sulla cresta del Monte Matanna, non lontano dal rifugio albergo Alto Matanna. L’origine del suo nome è legata a una vicenda davvero straordinaria, connessa proprio all’albergo Matanna, poco distante. È una storia così sorprendente da sembrare quasi una leggenda, se non fosse che si basa su eventi realmente accaduti.
Sono certo che, dopo aver conosciuto questa vicenda, quando vi troverete a camminare sul Monte Matanna e attraverserete la Foce del Pallone, osserverete questi luoghi con uno sguardo diverso.
E allora, addentriamoci subito in questo racconto.

Foce del Pallone: la famiglia Barsi e l’Albergo Alto Matanna
Fino alla fine dell’‘800, un fabbro di Palagnana di nome Alemanno Barsi vide cambiare la propria vita dopo l’incontro con Clorinda Bianchi, la donna che avrebbe presto sposato. Si racconta che non fosse particolarmente bella, ma possedesse una notevole dote, proveniente da una famiglia agiata. Il padre di lei, emigrato in America, al ritorno in patria trasformava i propri guadagni in marenghi d’oro francesi. Si dice anche che, alla sua morte, Clorinda avesse ereditato un intero barile di quelle monete preziose.
Un patrimonio tale da convincere Alemanno ad abbandonare il mestiere di fabbro — una tradizione di famiglia tramandata per generazioni — poiché i Barsi erano conosciuti da sempre come abili artigiani del ferro.

Matanna foce del pallone

Grazie alle ricchezze accumulate, dopo il matrimonio Alemanno riuscì finalmente a dare forma a un suo grande desiderio.
Intorno al 1890 iniziò così la costruzione di un albergo a Palagnana, che prese il nome di Basso Matanna, situato a circa 750 metri di altitudine. Fin dai primi anni la struttura ebbe un notevole riscontro, offrendo servizi considerati moderni per l’epoca, nonostante la posizione isolata in montagna.
Il destino della famiglia cambiò con la nascita di un figlio, Daniele, che da adulto si dedicò al commercio nei territori della Lucchesia. Anche lui, come il padre, si innamorò di una donna di buona famiglia originaria di Montecarlo di Lucca, Rosetta.
Dopo le nozze, fu proprio Rosetta ad assumersi la direzione dell’albergo. La sua conoscenza del francese e le maniere raffinate contribuirono a dare all’ambiente un tono distinto ed elegante. Scelse di ispirarsi allo stile inglese, molto apprezzato all’epoca dai numerosi ospiti stranieri che frequentavano le zone di Bagni di Lucca e della Garfagnana.

Il nuovo albergo ottenne presto popolarità, anche grazie alla rete di sentieri che cominciava a collegare le montagne della zona, rendendo possibili numerose escursioni.
Approfittando del buon andamento dell’attività e delle capacità organizzative di Daniele Barsi, la famiglia decise di ampliare l’impresa costruendo un secondo edificio, battezzato “Alto Matanna”. Il nome richiamava la posizione della struttura, situata ai piedi del monte omonimo, a circa 1100 metri di quota, in un’area conosciuta come Pian dell’Orsina.

Alto matanna

L’inaugurazione della nuova struttura avvenne con la presenza di Aristide Bruni, celebre alpinista noto per la prima ascensione al Procinto, al quale oggi è dedicata la ferrata che porta il suo nome, sotto la supervisione del C.A.I.
Il primo Alto Matanna, però, era molto diverso da quello che conosciamo oggi: semplice, essenziale, quasi rustico. Il crescente apprezzamento del pubblico — testimoniato anche da alcune fotografie di fine Ottocento che ritraggono gruppi di escursionisti nei pressi dell’attuale rifugio — spinse a un importante ampliamento nel 1906. L’edificio arrivò così a disporre di circa 40 camere, offrendo servizi di alto livello per l’epoca, come il telefono, trasformandosi in una vera e propria stazione climatica più che in un semplice punto di ristoro per gitanti.
Ma le ambizioni di Daniele non si fermarono lì. Dalle vette del Monte Matanna, dove lo sguardo spaziava fino al mare, egli iniziò a sognare qualcosa di ancora più grande.

Si domandava come poter convogliare almeno una parte della prosperità che animava la vicina costa viareggina verso le sue montagne, dove aveva deciso di investire e costruire il proprio futuro.
La questione non era semplice: oltre 30 chilometri di strade carrozzabili separavano quei due mondi. Nelle prime fasi, inoltre, l’unico modo per raggiungere l’Alto Matanna da Palagnana era a cavallo, lungo un percorso impegnativo.
A circa 1030 metri di altitudine, si poneva dunque un interrogativo cruciale: come riuscire a portare i villeggianti fin lassù in tempi accettabili e senza troppa fatica?

Alla Foce del Pallone con un… pallone aerostatico
Fu in quel periodo che Daniele Barsi concepì un’idea tanto audace quanto innovativa per unire idealmente la costa con le montagne. Con il supporto di tecnici esperti, progettò la costruzione di un pallone aerostatico frenato, capace di partire da Grotta all’Onda, sopra Camaiore, e raggiungere l’Alto Matanna.
Si trattava di un sistema ancorato a terra tramite robusti cavi, ispirato alle tecnologie aeronautiche sperimentate in ambito militare.
Per realizzare il progetto furono impiegati oltre cento lavoratori specializzati, che si occuparono anche della costruzione di un grande hangar a Grotta all’Onda, destinato a ospitare e proteggere il pallone.

Pallone alto matanna

Il pallone venne battezzato “Rosetta”, in omaggio alla moglie di Daniele Barsi, che ne aveva ispirato la realizzazione.
Il tragitto consentiva di raggiungere in circa un’ora il Colle della Prata, ai piedi del Monte Matanna, da dove si poteva proseguire facilmente verso l’albergo sull’Alto Matanna. Naturalmente, “pochi minuti” era un modo di dire: da Viareggio si doveva comunque affrontare il viaggio fino a Casoli, poi percorrere a piedi il breve tratto di circa trecento metri che separava la strada dall’hangar in legno.
Giunti alla stazione del Matanna, un’automobile accompagnava gli ospiti fino alla struttura principale. Il volo in pallone, tuttavia, rimaneva un privilegio per pochi: il biglietto di andata e ritorno costava 200 lire, una cifra considerevole per l’epoca, accessibile solo a chi poteva permettersi anche il soggiorno in montagna.
Tutto sembrava promettere bene, ma il destino del progetto avrebbe presto preso una piega inaspettata.

Il volo inaugurale e la tempesta del febbraio 1911
Il primo volo si svolse il 21 agosto 1910 e riscosse subito notevole attenzione, guadagnando fama sia a livello nazionale che internazionale. Il pallone era in grado di trasportare fino a sei passeggeri più un membro dell’equipaggio. Tra gli ospiti più prestigiosi si ricordano il Re del Belgio Alberto I e Maria Teresa di Borbone, sorella di Alfonso XIII, oltre a esponenti della politica, dell’aristocrazia e del mondo culturale.
Il progetto sembrava andare a gonfie vele, offrendo finalmente un collegamento innovativo tra la costa e le montagne.

Tuttavia, tutto ebbe una brusca e inattesa interruzione in una gelida notte di febbraio del 1911.
Una violenta tempesta colpì la zona di Grotta all’Onda, distruggendo completamente l’hangar del pallone.
Da quel momento, il pallone rimase nella memoria come una vicenda straordinaria, testimonianza dell’ingegno e della fantasia della famiglia Barsi. Oggi dei resti dell’hangar resta ben poco, mentre l’Alto Matanna continua ad accogliere visitatori e ospiti. Il Colle della Prata, punto di arrivo del pallone, è oggi noto come la Foce del Pallone, a ricordo di questa affascinante vicenda.
Resta il fatto che, nonostante la lungimiranza di Daniele Barsi e a oltre 110 anni di distanza, il sogno di collegare così da vicino mare e montagna non è mai stato pienamente realizzato.

Ancora oggi, la Versilia accoglie oltre 7,5 milioni di turisti ogni anno, attratti dalle sue spiagge e dalla vita di mare. Eppure, le nostre Alpi Apuane, con i loro paesaggi unici e la storia affascinante che custodiscono, restano in gran parte sconosciute. Se solo fossero fatte conoscere e apprezzare come meritano, questi monti saprebbero conquistare il cuore di chi oggi li ignora, trasformando la loro bellezza in un turismo rispettoso, sostenibile e ricco di emozioni.

Se vuoi scoprire questi luoghi e vivere di persona la magia della Foce del Pallone e del Monte Matanna, ti invito a segnarti alla mia escursione alla pagina: Anello Monte Matanna.
Sarà l’occasione per raccontarti di persona storie, leggende e curiosità di questo mondo straordinario, spesso dimenticato ma ancora capace di emozionare chi lo esplora con occhi attenti e curiosi.

Massimiliano Ceragioli

Massimiliano Ceragioli, Guida Ambientale Escursionistica e appassionato di montagna dove svolge molteplici attività: scialpinismo, cascate di ghiaccio, arrampicata e alpinismo d’alta quota. La passione per la montagna da sempre lo ha accompagnato lungo le sue vie in ogni stagione dell’anno e l'ha portato a diventare Guida Ambientale e a svolgere anche attività come tecnico del Soccorso Alpino Nazionale.

Massimiliano Ceragioli
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